26 dic 2008

TANTISSIMI AUGURI PER UN FELICE NATALE A TUTTI I LETTORI DI PSICOPUB
BuonNatale062

...anche se un pò in ritardo!!!

20 dic 2008

NATALE…CHE STRESS!!

Un libro…il primo regalo acquistato.
Si comincia la corsa si regali sperando di non arrivare l’ultimo giorno correndo tra i vari negozi o, cosa ancor più grave, spero di non dimenticare nessuno! Ho l’elenco ben scritto e riposto in agenda. Non so cosa comprare…ansia…ansia!
Cavoli! Dovrebbe o no essere il periodo più felice dell’anno, tutti si amano, tutti si vogliono bene?
Preparare l’albero, comprare i regali…consegnarli…organizzare il Capodanno…sono feste o è una maratona?
Sempre in virtù del periodo felice, leggendo delle statistiche di alcune riviste di psicologia ho appurato che una recente ricerca dell’Università di Urbino ha rilevato che il 42% degli intervistati (anno 2007) descrive il proprio stato emotivo, durante le festività, come connotato da ansia, tristezza e malinconia.
Questo fenomeno è stato descritto per la prima volta nel 1981 da uno psicologo dell’Università di Cincinnati, e provoca un aumento di richieste di aiuto per motivi psicologici e un maggior numero di ricoveri. Il fenomeno è stato chiamato Christmas Effect (Effetto Natale).
Quali sono le principali cause del Christmas Effect?
Secondo diversi psicologi, il periodo natalizio ci porta ad affrontare il tempo che passa riportando alla mente gli eventi trascorsi. Vi è il rimpianto dell’infanzia passata. Molte persone associano al Natale e al Nuovo Anno una promessa di cambiamento, novità e speranza.
L’affrontare il Natale è un appuntamento con il riscontrare che non vi è stato il miglioramento sperato, quasi idealizzato.
Molti di questi sentimenti sono amplificati dall’obbligo morale di essere felici, altruisti e gioiosi.
Nel momento in cui non ci si mostra come la festività “impone” ci si percepisce ulteriormente fuori luogo e indegni.
Il modo migliore per affrontare psicologicamente il Natale è godersi le feste senza aspettarsi che la festa sia manifestazione di gioia e bontà.

14 dic 2008

MIPII
Dopo il post della settiana scorsa sono stato felicemente colpito dall'arrivo di una e-mail nel quale mi si annunciava...
l'organizzazione del secondo Maggio di Informazione Psicologica (MIP II) .
Si parte...
Con questo post voglio invitare tutti i miei colleghi a partecipare a questa bellissima manifestazione di sensibilizzazione e, voglio invitare tutte le persone che hanno voglio di approfondire la loro conoscenza sulla psicologia ad approfittarerne.
L'anno scorso sono venuto a conoscenza di questa manifestazione tardi e non sono riuscito ad organizzare niente...quest'anno non sarà così, ho già alcune idee in mente... speriamo bene!!!
Per chi vuole conoscere meglio la manifestazione e i risultati dell'anno passato può leggere il libro sul MIP2008.

bookmip

8 dic 2008

PSICOLOGIA: LA STRANIERA!

Nei giorni scorsi ho sentito dai vari TG, mentre imperversava il dibattito sul “maestro unnico” della Gelmini, diverse interviste: docenti, genitori, presidi, ministri, ex-alunni, pediatri..ma lo psicologo infantile?
Qualche sera fa, in una trasmissione in cui si discuteva dell’influenza dei telefonini e delle nuove tecnologie sui bambini, furono invitati a intervenire alcuni pediatri che si sbizzarrivano in varie teorie sullo sviluppo psichico del fanciullo… e lo psicologo?
In qualunque trasmissione in cui di dibatte di benessere vengono intervistati: medici, agopunturisti, naturopati e solo in rare eccezioni Morelli e Crepet.
Mi sono posto un quesito: esiste in Italia una vera e propria conoscenza e culturapsicologica”?
Quando mi trovo a parlare con altre persone mi sento spesso chiedere: ma cosa fa lo psicologo? Molti non sanno neppure la differenza tra psicologo, psichiatra e medico…
Riusciamo a superare le nostre dispute tra i diversi approcci ed a unirci per il bene di tutta la categoria e dell’utenza?
Sono stato felicemente sorpreso di aver appurato che si stanno organizzando momenti di sensibilizzazione alla psicologia.
Tra i momenti-movimenti a cui ho partecipato vi è stato il MIP 2008: Maggio d’Informazione Psicologica 2008. Tutti i dati sono scaricabili dal sito promotore.
Oltre ad essere una riflessione, questo post vuole essere anche un appello a tutti gli “PSICOLOGI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI” ad unirci per lavorare insieme per il bene di tutti.CHI_L'HA_VISTO[1]

4 dic 2008

IL MODELLO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

TCC
La terapia cognitiva-comportamentale è un intervento in cui si fondono i due modelli originari:quello cognitivo e quello comportamentale. Si basa sulla stretta relazione tra il nostro comportamento e i processo cognitivi (intesi come pensieri e ragionamenti). La terapia lavora solitamente modificando i pensieri disfunzionali che causano un particolare comportamento.
Molto spesso mi è capitato di sentire che la terapia cognitiva-comportamentale interviene sul sintomo senza indagare sulle cause profonde… purtroppo questa credenza è la conseguenza di una mancata conoscenza approfondita di tale modello. Tale idea è attribuibile ai primi interventi e modelli. Sicuramente se il sintomo che il cliente denuncia è particolarmente invalidante, il primo obiettivo dell’intervento è ridurre il sintomo e permettere alla persona di incominciare a conoscersi più nel profondo. Successivamente alla riduzione del problema principale, la terapia cognitiva-comportamentale ha come scopo conoscere le cause profonde, le credenze di base che hanno causato il disagio. Indubbiamente la lettura dei sintomi, delle cause profonde e delle credenze intermedie che sono alla base del problema vengono lette secondo il modello cognitivo-comportamentale e i principi dell’apprendimento.

23 nov 2008

PSICOLOGIA E...SOLDI

soldi
Come reagiamo quando nei nostri pensieri e nei nostri comportamenti entra il denaro?
Questo quesito se lo sono posti anche alcuni riceratori dell'Università del Minnesota e hanno trovato elementi molto interessanti.
La ricompensa influenza il nostro comportamento anche solo evocandolo. Ricordare il concetto di denaro o semplici compiti che ne comportino la gestione inducono l'individuo a comportarsi in maniera più individualistica. I volontari, dopo essere stai esposti all'idea di denaro, si comportavano in maniera meno collaborativa. I soggetti hanno mostrato una minore propensione a chiedere aiuto e a collaborare con gli altri. Il dato interessante è che gli individui non venivano influenzati solo da un reale guadagno ma anche solo al pensiero del denaro.

6 nov 2008

SEI L'ORATORE DI UNA CONFERENZA? GUARDATI PRIMA UNA PARTITA DI CALCIO

Essere un tifoso, discutere di sport o essere un atleta accresce le capacità linguistiche.
Secondo un recentissimo studio effettuato presso l'Università di Chicago alcune aree cerebrali implicate nell'attività sportiva vengono usate per comprendere il linguaggio che la connota.
Tale risultato si è ottenuto monitorando tramite la Risonanza Magnetica Funzionale le aree cerebrali di alcuni individui coinvolti nell'ascolto di frasi a contenuto sportivo. Successivamente le stesse persone sono state sottoposte a test per la valutazione della comprensione di frasi.
Si è rilevato che una regione del cervello che di solito è coinvolta nella pianificazione e nel controllo delle azioni si attiva quando giocatori o tifosi ascoltano frasi a contenuto sportivo.
Secondo l'autore della ricerca, il Prof. Sian Bellock, praticare uno sport o interessarsi ad esso causa una modificazione di alcune reti neuronali che sono coinvolte nel linguaggio, migliorando le abilità linguistiche.
calcio

28 ott 2008

I RAPPORTI AFFETTIVI

Nel 1973 venne proposto, da parte di un sociologo americano, una classificazione dei rapporti interpersonali in base allo stile adottato nelle relazioni affettive.
Gli "stili" sono così descritti:
1)EROS (romantico): nella relazione ci si sente immediatamente attratti e stimolati dal partner;
2)LUDUS (giocoso): si mira alla seduzione del partner e si evitano legami di ogni sorta;
3)STORGE o FILIA (amichevoli): la cosa più importante nella relazione sono gli interessi e le attività che si condividono con il partner;
4)PRAGMA (pragmatico): si è attratti dalle facilitazioni pragmatiche che provengono dalla relazione (avere una famiglia, appartamento più grande);
5)MANIA (possessivo): si cerca il possesso esclusivo della persona, se non si riesce a soddisfare tale obiettivo si è gelosissimi;
6) AGAPE (altruistico): si cerca il benessere del partner, si cerca di soddisfare i bisogni altrui utilizzando le energie per realizzare il bene dell'altro.

RISPONDI AL SONDAGGIO NELLA COLONNINA QUI DI FIANCO!

23 ott 2008

RACCONTI PSICO-ZEN

zen30
Un giorno un agricoltore scoprì su una collina in una foresta una statua di inestimabile valore di uno dei diciotto Arhats (Santoni) buddhisti. Chiamò gli amici:
“Uh! Un Arhat d’oro!”
“Devono essere cento chili di oro puro!”
“Ah! Avremo da mangiare e bere a sufficienza per sempre!”
La famiglia e gli amici dell’agricoltore erano molto eccitati dalla scoperta.
Ma l’agricoltore si sentiva depresso e se ne stava seduto con un’espressione preoccupata sul viso.
“Ora che sei ricco. Di cosa ti preoccupi tanto?”
“Ecco. Non so dove sono gli altri diciassette Arhats!”

Ricchezza e povertà non dipendono dal denaro che possediamo, ma piuttosto dall’accontentarci o meno di ciò che abbiamo.

22 ott 2008

GUARDATEVI ALLO SPECCHIO…

Fate un esperimento guardatevi allo specchio mentre parlate oppure osservate un vostro video…. Gesticolate molto?
In passato si pensava che la tendenza a muovere le mani mentre si parlava fosse un modo per rendere un discorso, una parola più incisivi. Una recente ricerca condotta presso l’Università di Alberta ha cercato di individuare il perché di tale tendenza. Hanno chiesto a persone bilingue di parlare in entrambe le lingue. Si è notato che gli individui muovevano maggiormente le mani nelle lingue in cui erano più fluenti. La neurobiologa Elena Nicoladis ha cercato se tali differenze erano presenti anche in altri casi di bilinguismo; ha rilevato che le donne cinesi che parlano inglese meglio degli uomini tendono maggiormente a gesticolare.
Un’ipotesi che spieghi tale propensione sostiene che il gesticolare faccia sì che le persone ritrovino nella memoria le parole giuste per esprimersi , per rendere il linguaggio più ricco ed espressivo

21 ott 2008

DR PSYCHO: SINDROME DI ASPERGER

dr psycho
Chi di voi ha mai visto C.S.I.Las Vegas con il famosissimo entomologo Gil Grissom? Lucidissima razionalità, ossessiva dedizione alle discipline preferite…queste sono alcune delle caratteristiche che candidano il nostro protagonista del telefilm ad essere un individuo affetto da Sindrome di Asperger. Tale disturbo rientra nello spettro autistico dei disturbi pervasivi dello sviluppo. Solitamente la diagnosi è tardiva e vi si arriva attraverso altri elementi caratteristici del disturbo quali la goffaggine motoria e l’incapacità di apprezzare le convenzioni sociali senza che vi sia un ritardo nello sviluppo del linguaggio e delle funzioni cognitive. La diagnosi è alquanto difficoltosa a causa delle caratteristiche stesse del disturbo, in quanto non vi è una netta separazione tra la patologia e u diverso modo di affrontare la realtà. Le persona affette da tale problema non si considerano malate ma individui che hanno un diverso modo di affrontare la realtà, comprendono i loro limiti, e molto spesso desiderano migliorare. Non si considerano malati da curare con i farmaci. In Italia, la Sindrome è ancora poco conosciuta e studiata. Gli individui affetti da tale “diverso funzionamento sociale” si sono costituiti in gruppi e associazioni. Tutti gli indirizzi utili e le informazioni possono essere trovate qui. Non si considerano malati da curare con i farmaci. In Italia, la Sindrome è ancora poco conosciuta e studiata. Gli individui affetti da tale “diverso funzionamento sociale” si sono costituiti in gruppi e associazioni. Tutti gli indirizzi utili e le informazioni possono essere trovate qui.
CSI: CRIME SCENE INVESTIGATION

8 ott 2008

INTERVENTI: NeuroVR

Ciao a tutti!! Pensavate che mi fossi dimenticato di voi…!? Invece no, rieccomi.
Qualche giorno fa leggendo ho trovato un articolo veramente interessante.
Da qualche tempo nella comunità scientifica si sta discutendo e si stanno sperimentando tecniche di realtà virtuale a fini psicoterapeutici. Scartabellando in giro mi sono imbattuto nella notizia che l’Istituto Auxologico Italiano di Milano ha messo a punto un programma scaricabile gratuitamente da internet. Il programma, open-source, è una simulazione di realtà virtuale tra Second Life e un videogioco. Nell’articolo, una delle responsabili del programma, la dott.ssa Alessandra Gorini ha dichiarato:"L’efficacia dell’utilizzo della realtà virtuale, accompagnato da psicoterapia, soprattutto per il trattamento di pazienti affetti da disturbi d’ansia e fobie specifiche, è dimostrato da numerosi studi scientifici, e negli USA è accettato fra le terapie rimborsate dalle assicurazioni".
Di fronte ad una notizia del genere, secondo voi, cosa potevo fare??
Inizio con il consigliare a chi non ha un pc abbastanza buono di pensarci un po’, il programma è pesantino (circa 300MB). Ho scaricato il programma da NeuroVR è l’ho sperimentato. Nella logica italiana…di un programma elaborato in Italia, non sono riuscito a trovare un manuale in italiano. Ho sperimentato diversi ambienti è devo ammettere di essere rimasto molto soddisfatto di ciò che mi si presentava agli occhi. Sono stato in un grande piazzale, in un ristorante e per finire in un supermercato. Piccola curiosità: i prodotti nel supermercato virtuale sono gli stessi che troviamo in quelli reali con la differenza che i primi hanno i nomi scritti specularmente. L'integrazione tra la psicoterapia e i mondi virtuali può essere un ottimo metodo per aiutare l'utente a "sperimentarsi" prima di entrare in contatto "reale" con il suo oggetto fobico. Secondo me, oltre ad agevolare la psicoterapia, aiuto il cliente a capire che anche la Psicologia è scientifica...cosa non sempre accettata e compresa.
Sicuramente gli appassionati di videogiochi troveranno la grafica deludente, ma se pensiamo che il software è gratuito e che è una prima versione non ci possiamo lamentare. L’Istituto Auxologico in collaborazione con il Virtual Reality Multimedia Park di Torino stanno già lavorando ad una nuova versione, utilizzabile anche su cellulari e palmari…staremo a vedere!
neurovr1 neurovr

28 set 2008

LA MALATTIA MI HA INGABBIATO NELLA SUA TRAPPOLA E MI HA ALLONTANATO DALLA VITA

Questa frase mi è stata detta da un paziente psicotico durante un colloquio…devo ammettere che nel momento in cui ho sentito questa affermazione mi sono sentito un secchio di acqua gelata addosso. È stato un momento di panico!
Da quel momento ho cominciato a riflettere sulla consapevolezza della malattia nei pazienti. Che cos’è la Consapevolezza? È possibile dare sinteticamente una definizione di questo termine, altamente usato in Psicologia? È importante citare Canestrari, nel suo trattato di Psicologia Generale e dello Sviluppo nel quale sottolinea: “Se la Psicologia scientifica, sin dal suo nascere, si è costituita come studio dei fenomeni coscienti,la maggior parte degli psicologi confessa di non sapere esattamente che cos’è la coscienza”.
Possiamo sintetizzare dicendo che la consapevolezza è un processo che comprende la totalità delle esperienze vissute in un determinato istante, ci rendiamo conto di noi stessi e di quello che ci sta accadendo. È classicamente accettato che nelle psicosi vi sia un’alterata consapevolezza di malattia, inteso come la capacità disturbata del soggetto nel riconoscere l’aspetto patologico e disturbato del suo funzionamento mentale.
La frase precedente può essere segno di consapevolezza di malattia? Se accettiamo la presenza di una presa di coscienza del turbato funzionamento mentale, quali struggenti emozioni può vivere un individuo che ha una tale percezione di sé. “…mi ha allontanato dalla vita” è un’affermazione che contiene un’angoscia senza limiti, come ci si può sentire ad assistere alla propria vita senza riuscire mai a prendervi parte?
Oltre ad alterare il funzionamento psichico, la malattia è così generosa da falsificare la coscienza e l’elaborare delle emozioni?
Noi individui che abbiamo un funzionamento psichico sano e/o nevrotico riusciamo ad entrare in contatto empatico con tali emozioni?
La mia modesta opinione è che di fronte a tali emozioni tormentanti e con un carico d’angoscia così pesante solo con la ragione possiamo sfiorare i loro vissuti, un contatto veramente empatico con tali condizioni emotive potrebbe causare una situazione d’angoscia tale che con difficoltà le nostre nevrotiche barriere psichiche possano non resistere.
urlo_Munch

20 set 2008

RACCONTI PSICO-ZEN

zen22C’era una volta una vecchietta nota come la “signora in lacrime” perché piangeva sempre. Piangeva nelle giornate di pioggia e piangeva nelle giornate serene.
Un passante: “Vecchia, perché piangi sempre?”
“Perché ho due figlie…una ha sposato un venditore di scarpe e una un venditore di ombrelli. Nei giorni di bel tempo penso che gli ombrelli di mia figlia non si vendono. E in quelli di pioggia penso che nessuno uscirà a comprare scarpe dall’altra mia figlia!!”
“Ma nelle giornate serene dovresti pensare che le scarpe di tua figlia si vendono bene, e in quelle di pioggia che vanno bene gli affari della figlia che vende ombrelli!”
Da quel giorno la donna in lacrime non pianse più. Invece ridacchiava fra sé ogni giorno, indipendentemente dal tempo.

Nessuna situazione è buona o cattiva, dipende solo da come la si considera.

18 set 2008

GIORNATA ROMANA

Ore 11.00, partenza per Roma.
Sono riuscito ad ottenere un incontro con la Dott.ssa Montano, direttrice dell’Istituto Beck (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva-Comportamentale - www.istitutobeck.it ).
Salgo sull’autobus, poltrona n°5, intorno a me altri ragazzi. Dopo giorni di pioggia e freddo, mi vesto con una bellissima giacca in velluto e una pashmina in tinta. Parte l’autobus e…un sole che spacca le pietre, la temperatura in autobus è quasi caraibica, la gente intorno si toglie maglie e giacche. Mi metto a studiare un po’ un libro sulla terapia cognitiva e il ragazzo accanto a me dà un paio di occhiate. Dopo un piccolo sonnellino, il ragazzo mi chiede informazioni sul libro. Un breve scambio di battute ed interviene anche la ragazza.
Sorpresa!! Su 5 persone (dal sedile 1 al 5) tre persone sono Psy: il ragazzo studia psichiatria, la ragazza psicologia e poi ci sono io.
Una casualità che farebbe andare nel pallone qualunque statistica!
Arrivo a Roma, direzione: studio della Dott.ssa Montano; sole accecante e caldo infernale, ma ieri non faceva freddo? Che diavolo ha detto il Meteo?
Giacca in mano mi dirigo verso il verme sotterraneo che percorre tutta la capitale. Incontro una moltitudine di etnie e lingue, questo dona alla Città Eterna più fascino! metroroma
Arrivo a Termini e dopo un breve peregrinare suono al campanello dello studio della Montano. L’assistente mi fa accomodare in sala d’attesa. Divano bianco moderno, mobile antico con sopra una collezione di piccole campane (alcune proprio kitch), altre sedie circondano l’ampia stanza.
Attendo 5 minuti ed è proprio la Montano a chiamarmi e ad accompagnarmi nel suo studio.
Tutta la scrivania e la stanza sono pervase da un bizzarro e allegro caos che riflettono in maniera adeguata questa Dott.ssa molto sprint.
montanoDandomi del “Tu” cominciamo a parlare di psicoterapia cognitiva, delle nuove tendenze e della sua scuola. Sono venuto nella possibilità di ampliare le mie conoscenze teoriche e pratiche. Con un entusiasmo che traspare sia dagli occhi che dal comportamento mi descrive la sua scuola, il suo modo di lavorare e formare le giovani menti. Mi parla brevemente del Congresso ad Helsinki da cui è appena tornata, mi spiega cosa le ha colpita di quell’incontro internazionale. Devo dire che trasmette veramente la gioia e la voglia di studiare e fare psicoterapia. Dopo circa una mezz’ora ci salutiamo e subito mi rituffo nel caos capitolino al fine di riprendere la metro.
Diverse lingue, diversi colori di pelle, diversi modi di vestire, diverse vite e aspettative che si incontrano in questo tunnel sotterraneo che in un batter d’occhi mi porta al mio autobus.
N°18, vicino al finestrino. Ore 19, viaggio quasi finito. Davanti a me c’è un gruppo di signori che allegramente si scambiano alcune battute (anche audaci!). statisticamente, tra il n°1 e il 18 quanti Psy ci saranno?

12 set 2008

ELETTROSHOCK

Quanti pensieri, immagini e emozioni vi stanno scuotendo nel sentire il titolo di questo post? Ma riflettendo un po’…quanto di noi conoscono questa tecnica?!
Questa tecnica è caratterizzata dal passaggio di, di breve durata, di corrente elettrica mediante elettrodi. Agli albori di questa metodologia di intervento lo shock era causato da iniezioni di particolari sostanze (es.: canfora, 1934),successivamente grazie a due medici italiani Cerletti e Bini si arrivò all’utilizzo della corrente elettrica e a un vero e proprio protocollo di somministrazione. Intorno agli anni 40 questa tecnica ebbe un successo planetario, in particolar modo la sua efficacia su depressioni gravi, schizofrenie catatoniche, arresti psicomotori e crisi maniacali.
L’avvento negli ambienti psichiatrici di movimenti “romantici” consideravano questo tipo di terapia una tortura portò pian piano all’oblio di questa tecnica.
Ancor oggi, molti criticano le terapie elettroconvulsive senza conoscerne approfonditamente la storia e i metodi di applicazione. Anche gli psichiatri si trincerano dietro motivazioni che in verità non hanno riscontri scientifici.
Tra le obiezioni principali che si espongono è la credenza che si verifichi un danno cerebrale durante i cicli di somministrazione. Studi scientifici non hanno riscontrato alcun tipo di deterioramento cerebrale.
La poca conoscenza delle cause dell’efficacia (come accade per alcuni farmaci) è la seconda argomentazione che si solleva contro l’elettroshock.
In molti Stati europei le terapie elettroconvulsive sono utilizzate in casi selezionati farmaco-resistenti, non vi è tutto l’astio che è presente tra gli italiani.
Come mai in Italia si è contro una tecnica di efficacia scientificamente provata?
Le risposte possibili sono rintracciabili nella nostra cultura romantica, che non riesce ad accettare che la mente e il cervello, così affascinanti, misteriosi e “sacri” possano venire influenzati da tecniche così fisiche e di un forte impatto emotivo.
Da non sottovalutare è anche la descrizione esagerata che ne hanno fatto, a più riprese, il cinema e la letteratura.
Dal 2007 è nata in Italia l’ “Associazione Italiana per la Terapia Elettroconvulsivante” che si batte per la libertà del malato di scegliere liberamente le cure, tra queste vi è l’elettroshock. Il sito di questa associazione è: www.terapiaelettronconvulsiva.it


elettroshock

8 set 2008

SONDAGGIO

Al fine di migliorare il Blog ho deciso di indire un sondaggio che durerà un mese. Nella colonnina al lato scegliete quale rubrica del Blog ampliereste. Se avete idee su nuove sezioni potete inserirle nei commenti!CIAO!

6 set 2008

30 ANNI DELLA LEGGE 180

La legge 180/78, conosciuta anche come legge Basaglia, ha sancito la chiusura dei manicomi e ha regolamentato l’istituzione del ricovero coatto in psichiatria. Sicuramente la chiusura dei manicomi è stato un balzo verso una maggiore umanità e rispetto del malato. La legge 180 è figlia di un approccio non psichiatrico alla sofferenza psichica, che considera l’individuo come persona con dei problemi da affrontare. In base a tale approccio gli psicofarmaci non sono per niente utili all’individuo ma servono solo a migliorare le condizioni di vita di chi si occupa dello psichiatrizzato. La diagnosi è solamente un pregiudizio psichiatrico e bisogna sostituire il dialogo ad alcune pratiche coercitve che si scontrano con la volontà del soggetto e sono pseudo-scientifiche.
Ormai sono passati c30 anni dalla promulgazione di questa legge, ma continua a permanere una psichiatria molto farmacologica e poco umana. Le strutture riabilitative, purtroppo, molto spesso non sono altro che il riproporsi in versione minore delle vecchie strutture manicomiali. Sicuramente gli attuali psicofarmaci sono molto più efficaci e con minori effetti collaterali ma molto spesso si assiste alla prescrizione di essi senza un vero e proprio confronto con la sofferenza dell’individuo.
Personalmente, ritengo la persona con difficoltà psichiatriche gravi malati, per tale motivo doppiamente degna di ascolto e assistenza. Non si può negare la malattia mentale riducendola a semplice conflitti che si possono risolvere con il dialogo. Il contatto umano empatico e il sostegno rimangono le migliori cure, ma bisogna rendersi conto che non sono le uniche e le risolutrici.
L’uso adeguato di farmaci in sintonia con un buon percorso psicologico (o riabilitativo) sono le “armi” migliori per affrontare il “mostro” della malattia.
basaglia

31 ago 2008

RACCONTI PSICO-ZEN

zen1
Il monaco Shiyan parlava continuamente a se stesso:
"Maestro!"
"Si?"
"Sta in guardia!"
"Si!Signore"
"E non lasciare che gli altri ti ingannino!"
"Si, signore!Si, signore!"

Gli uomini sono continuamente ingannati da stimoli provenienti da ciò che li circonda, dalle loro menti inquiete, e dalle loro antipatie passate che impediscono loro di controllarsi nel modo desiderato. Ognuno di noi deve giungere a una chiara comprensione di chi è, fare del suo meglio per svolgere il proprio compito ed essere padrone di se stesso.

30 ago 2008

RECENSIONI: MENTE & CERVELLO

riviste
Ho acquistato la rivista dalla sua prima uscita, quando era bimestrale, l’ho lasciata per un breve periodo e ora sono tornato a comprarla. Devo ammettere che ho trovato dei cambiamenti… Ritengo la rivista molto buona, riesce ad incastrare molto bene la psicologia con le pillole di neuroscienze. La presenza di grafici colorati e molto semplici permette anche alla persona non addetta al mestiere di interessarsi e approfondire la propria curiosità. L’attuale mensile rimane secondo me, un buon punto di partenza per accrescere le proprie aree di interesse. Nell’arco di alcuni mesi vi furono delle vere e proprie lezioni sul sistema nervoso e sul suo funzionamento, devo ammettere che sono state molto stimolanti nonostante la semplicità. Devo annotare che, rispetto all’inizio, la parte “scientifica-neurologica” si è un po’ ridimensionata probabilmente per permettere una fruizione da parte di un pubblico maggiore, ma per il resto rimane una pubblicazione molto interessante.
TITOLO: Mente & Cervello
USCITA IN EDICOLA: mensile

26 ago 2008

RIFLESSIONI

Torno fresco fresco da una serata con alcuni amici. Mi trovavo a parlare di psicologia con un ragazzo quando ad un certo punto un nostro amico è intervenuto dicendo:"Attento!Altrimenti questo ti psicanalizza!!".
Quanti di voi si sono sentiti dire questa battuta alzino la mano! Vi vedo in tanti!! Questa frase mi ha fatto riflettere su un'altra leggenda metropolitana: gli psicologi lavorano 24 su 24 e "analizzano" tutti!
Partiamo dal presupposto che io non sono neppure uno psicanalista...anzi sono un cognitivo-comportamentale; ma vorrei mettere in evidenza come la professione dello psicologo sia vista come un'attività che un individuo svolge in continuazione. Tale disinformazione sottolinea la poca conoscenza del lavoro dello psicologo, delle sue tecniche e delle specifiche conoscenze.
Signori carissimi!Lo psicologo è una professione che per essere espletata ha bisogno di un determinato "contorno", come qualunque altra professione! Sicuramente, noi psicologi siamo un pò più sensibili nel percepire alcune particolarità (neppure tanto a dir la verità, se vado con i miei amici penso a divertirmi e non a lavorare), ma ciò non implica che da uno sguardo comprendiamo tutto delle persone! In fondo, anche noi psicologi siamo esseri umani!!

23 ago 2008

INTERVENTI: DOTT.ssa CAPOZUCCA RACHELE, Psicologo Dirigente presso il Servizio di Psicologia Clinica – Modulo di Pescara

...ULTIMA PARTE..
Quali difficoltà ha trovato all’inizio della sua professione?
Nella realtà abruzzese, in particolare, le difficoltà sono state di due ordini: professionale e lavorativo. Nel primo ambito è stato difficile proporre, più di 20 anni fa, una psicoterapia che mirava non alla soluzione dei problemi ma a guardare il problema a 360°. Per quanto compete il secondo aspetto vi era carenza della richiesta di psicologi clinici soprattutto nell’area delle istituzioni, mentre, al contrario, nel privato sociale si affacciava e lentamente si imponeva il ruolo dello psicologo sociale e di comunità, settore esperienziale nel quale ho iniziato a lavorare.
Secondo lei, quali sono i problemi attuali per la professione dello psicologo?
Il problema principale resta quello di entrare nel mondo del lavoro sia a causa dell’elevato numero di laureati che la nostra Università (di Chieti) sforna annualmente e sia per l’attuale carenza di proposte istituzionali di inserimento della figura dello psicologo in realtà eterogenee di lavoro tuttora molto penalizzare. Infine, l’attuale ordinamento universitario non permette una effettiva formazione meglio mirata ai bisogni attuali del mercato del lavoro.
Come è cambiata la Psicologia negli ultimi anni?
Per quanto compete la mia esperienza il cambiamento più eclatante mi sembra quello relativo all’eccessiva medicalizzazione del percorso formativo e forse una eccessiva generalizzazione del “fare psicologia”, per chiunque si avvicini al possesso dei requisiti minimi della professione senza aver effettuato in realtà un adeguato training.
Come sono, invece, cambiati gli psicologi?
Da quando sono sorte le prime facoltà in Italia continua a perpetuarsi , tra gli psicologi, un vissuto di “monadismo” ovvero di chiusura ed estrema difficoltà nel comunicarsi il senso di appartenenza professionale e, logicamente, la mancata strutturazione dell’essere una categoria professionale in grado di rappresentare se stessa rispetto ai bisogni della società. Non sono, comunque, da sottovalutare gli sforzi fatti dall’Ordine Nazionale per conferire dignità e riconoscimento alla nostra professione.
Dalla sua esperienza, ci può dire qualcosa in merito all’evoluzione della domanda di psicologia?
Dal mio osservatorio lavorativo posso evidenziare un effettivo cambiamento della richiesta di aiuto, sintomo di una consapevolezza diversa circa gli interventi psicologici.
Infatti, negli ultimi anni si sta assistendo ad una lenta ma progressiva trasformazione dell’utenza, che, al di là delle patologie prettamente psichiatriche permette agli individui di chiedere prestazioni di psicoterapia come bisogno esistenziale ed evolutivo di cambiamento, attraverso un grado di nuova consapevolezza del concetto di Salute Mentale.

Come vede il rapporto tra gli psicologi e gli psichiatri?
È un rapporto ancora molto sofferente, e soggetto a doverose trasformazioni in positivo.
Esiste di fatto una frattura significativa tra le due professionalità che vede nell’espletamento della psicoterapia una delle aree di maggiore conflittualità. Questa diatriba, ancora difficile da definire, se dovesse essere superata potrebbe invece, al contrario, facilitare la nascita di nuove sinergie professionali.

La ringrazio per la sua disponibilità, prima di lasciarla vorrei chiederle un’ultima cosa: rifarebbe la psicologia?Vuole dare ai lettori qualche consiglio?
Chiaramente rifarei la psicologa, non perché sia una missione ma perché è un lavoro che negli anni di esperienza ha confermato le attitudini professionali e la mia crescita personale.
Ai lettori, quello che mi sento di consigliare, è di seguire questo percorso sapendo che è difficile e complesso ma se perseguito nel tempo non serve solo ai pazienti ma all’evoluzione del proprio progetto di vita.

20 ago 2008

INTERVENTI: DOTT.ssa CAPOZUCCA, Psicologo Dirigente presso il Servizio di Psicologia Clinica-Modulo di Pescara

Giorni addietro sono riuscito ad ottenere un incontro con uno Psicologo Dirigente della ASL di Pescara, del Servizio di Psicologia Clinica. Quest’ultimo si trova presso il Centro di Salute Mentale; salgo al primo piano e trovo le indicazioni del Servizio.
Mi si presenta un lungo corridoio su cui si affacciano le stanze dei professionisti (psicologi, psichiatri e assistenti sociali), l’ambiente appare abbastanza accogliente nonostante tale struttura faccia parte dell’ala vecchia dell’Ospedale di Pescara e quindi presenta i classici “decori” delle corsie nosocomiali. Chiedo all’infermiere dell’Accettazione lo studio della Dott.ssa Capozucca e lui gentilmente mi indica l’ultima porta sulla sinistra. Percorro la corsia e supero un paio di utenti seduti su nuove poltroncine d’attesa che mi scrutano con aria curiosa. Busso e una dottoressa con voce rassicurante mi invita ad entrare ed accomodarmi. La stanza è di medie dimensioni, da un lato un paio di finestre permettono un’ottima illuminazione naturale che favorisce il crescere rigoglioso di alcune piante grasse,un ficus e diverse primule dai colori accesi. Su pareti opposte vi sono delle stampe incorniciate a giorno, uno dei quali è un particolare della Creazione, di Michelangelo. Un armadio con le ante di vetro si intona alla perfezione con la scrivania perfettamente ordinata e pulita. Sembra di non essere più in un ala ospedaliera se non per alcuni interruttori dell’ossigeno “avanzati” che stonano con un ambiente così caldo. La dottoressa ha un fare molto cordiale, si nota subito la mancanza del camice ma a sostituirlo un bel vestitino blu, l’abbondante capigliatura rosso-castano cade sulle spalle.
Gentilissima Dott.ssa, prima di ogni altra cosa vorrei ringraziarla per aver trovato un po’ di tempo per ricevermi e dedicare un po’ di tempo a questa intervista. In un Servizio pubblico siete sempre molto impegnati. Non volendole rubare altro tempo mi piacerebbe cominciare subito chiedendole da quanti anni esercita la professione di psicologa?
Circa 20 anni di effettivo lavoro, oltre a circa 5 anni di tirocinio e volontariato spesi precedentemente.
Quale è stata la sua formazione psicoterapeutica?
Sistemica-relazionale presso la Società Italiana di Medicina Psicosomatica associata alla IV Cattedra della Facoltà di Psichiatria diretta dal Prof. Paolo Pancheri; inoltre ho conseguito titoli di formazione inerenti soprattutto la prevenzione sanitaria nell’ambito dei servizi consultori ali. Infine, negli ultimi anni, per esigenze di servizio, mi sono dovuta dedicare all’approfondimento della Psicologia Giuridica nell’ambito minorile.
Di che cosa si occupa la terapia sistemica-relazionale?
Essa si occupa principalmente di interventi sulle coppie, sulle famiglie e anche sui sistemi allargati. Infatti, richiede la presenza di un co-terapeuta dato che il lavoro clinico contempla tanto l’osservazione che l’attuazione di strategie terapeutiche su 2 o più individui.
Normalmente, viene effettuata attraverso sedute quindicinali e di solito, là dove è possibile, in un ambiente dotato di specchio unidirezionale e videocamera per la registrazione delle sedute.

Come viene interpretato il sintomo alla luce dell’ottica sistemica?
I sintomi vengono interpretati come l’espressione di comportamenti disfunzionali agiti per un verso da colui che viene chiamato “il paziente designato”, che appunto “fa il sintomo” del disagio e del malessere di cui l’intero sistema familiare è connotato e, per l’altro verso come elemento di mantenimento di un equilibrio “omeostatico”, in grado di evitare l’esplosione di ulteriori agiti da parte degli altri membri che condurrebbe alla disintegrazione del sistema stesso. Inoltre, i sintomi esperiti all’interno del nucleo familiare esprimono significati di bisogni diversi a seconda del momento della fase del ciclo vitale attraversato dalla famiglia.
Come interviene la terapia?
La terapia interviene attraverso una serie di prescrizioni e compiti e finalizzati a raggiungere obiettivi di ristrutturazione del sistema, come la ridefinizione dei confini tra un sistema e un sottosistema (livello genitoriale, livello dei figli) e soprattutto lavorando sugli elementi prioritari di cambiamento della comunicazione (livello verbale e non) definendo dei tempi terapeutici precisi e conferendo pertanto a tale indirizzo terapeutico anche aspetti di direttività.

...FINE PRIMA PARTE...

RIFLESSIONI

Il giorno di Ferragosto mi trovavo con alcuni amici al mare e parlammo un po’ di Psicologia, ad un certo punto un ragazzo disse, con lo sguardo preoccupato:
“Io avrei paura ad andare dallo Psicologo, chi sa che cosa mi dice?”

Ma le persone che idea hanno dello Psicologo? Cosa credono succeda durante un colloquio? Esistono tantissime leggende metropolitane sulla Psicologia che molto spesso non l’aiutano sicuramente!!
Vorrei tranquillizzare tutti… nella stanza dello Psicologo non accade niente di paranormale…si parla solamente… Si! Avete capito bene, si parla!! Non esiste nessuna sfera di cristallo che permette al professionista di sentenziare sul vostro passato, presente o futuro.
Dallo Psicologo si và in cerca di un aiuto in una situazione di malessere psichico. Egli aiuterà a trovare (insieme) una soluzione, dopo aver compreso pienamente il problema.
Non dà risposte sibilline, né prevede il futuro…
Aiuta a chiarire e prendere meglio coscienza di alcuni problemi e sostenere durante la soluzione di essi.
sferacristallo

18 ago 2008

RECENSIONE: L’INTELLIGENZA EMOTIVA

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Libro di culto per gli psicologi. In tutto il libro l’autore tesse le corrispondenze tra emozioni, cognizioni e biologia. Il linguaggio chiaro a volte è connotato, logicamente, da termini tecnici ma comprensibilissimi. Il testo è correlato da numerosi esempi e racconti e ciò rende tutto più fruibile. È un libro utile per la comprensione delle emozioni e dei processi che essi attivano o da cui vengono attivati. Apre uno squarcio verso un’altra intelligenza che non è quella classica (matematica, visuo-spaziale, verbale).
Le principali emozioni vengono sviscerate sotto l’aspetto cognitivo e biologico. Sinceramente devo ammettere che in alcuni passi è un po’ ridondante ma niente di particolarmente noioso.
TITOLO: L’intelligenza emotiva
AUTORE:Daniel Goleman
CASA EDITRICE: BUR

16 ago 2008

DR PSYCHO: SINDROME DEL CLONE (Sindrome di Capgras)

dr psycho
Cosa pensereste se un individuo entra in casa vostra, del tutto simile ad un vostro caro: parla come lui, si comporta come lui e sa tutto di voi ma non percepite in lui nessuna familiarità e affettività nei suoi confronti?Penserete ad un sosia!!
Quanto detto sopra è ciò che accade e vive la persona affetta dalla Sindrome di Capgras. Tale disturbo comporta che il soggetto riconosce le persone che lo circondano ma non riescono ad associare alle persone care i sentimenti che provano. Il cervello per ovviare a questa ambivalenza crea la “credenza” che la persona cara sia in verità un sosia o un clone. Esistono due vie cerebrali principali che aiutano a riconoscere i volti: la via temporo-parietale che sfocia nel lobo frontale e con connessioni con il sistema limbico (“produce” la familiarità) e la via temporale ventrale (accede alle informazioni semantiche). Nel momento che vi sia una lesione nel sistema che “produce la familiarità” il soggetto riconosce l’individuo ma non la connota come familiare e emotivamente rilevante. Per ovviare a questi sentimenti la mente crea la “credenze” del clone.

IL COMPORTAMENTISMO

Alla vista di questo termine molti di voi storceranno il naso pensando che io abbia tirato fuori questa parola da una cantina impolverata.
Nonostante il comportamentismo si sia evoluto nell’approccio cognitivo-comportamentale non dobbiamo dimenticarci che esso è sempre un pilastro della psicologia, sia dal punto di vista storico che metodologico. Questo approccio sostiene che l’oggetto di studio della psicologia deve essere il comportamento degli esseri umani. Caratteristica fondamentale della modificazione comportamentale è la forte importanza che si dà alla definizione di problemi come comportamenti misurabili. Altro elemento rilevante è che le procedure e le tecniche di trattamento sono modi per produrre un cambiamento allo scopo di aiutare l’individuo a funzionare in modo più completo. I principi base del comportamentismo sono l’apprendimento e l’uso di rinforzi.
comportamentismo

13 ago 2008

RECENSIONE: PERCHÉ ALLE ZEBRE NON VIENE L’ULCERA?

libri2
Il sottotitolo del libro è “La più istruttiva e divertente guida allo stress e alle malattie che produce. Con tutte le soluzioni per vincerlo”. Il sottotitolo è più che azzeccato, il testo è molto divertente, spiega in maniera ironica, semplice e chiara i processi psicobiologici dello stress, le sue conseguenze sull’organismo. Vi è mai venuto in mente delle causa psicobiologiche dei disturbi gastrointestinali nei momenti di ansia? Come lo spieghereste ad un paziente in maniera semplice? Ebbene! Questo testo vi aiuta a dirimere i dubbi!! Alcuni termini tecnici possono essere un po’ ostici, ma è tutto spiegato in maniera schietta! I primi capitoli spiegano un po’ il sistema nervoso in maniera semplice, mentre i successivi spiegano l’interazione tra lo stress e i vari sistemi del nostro corpo!
TITOLO: Perché alle zebre non viene l’ulcera?
AUTORE:Robert M. Sapolsky
CASA EDITRICE: Orme

9 ago 2008

RACCONTI PSICO-ZEN

rane1
Nei folti cespugli presso un piccolo stagno, viveva una famiglia di rane…
La madre ai piccoli:
“Esiste il cielo per le rane, e così pure la terra… in modo che abbiamo spazio in cui vivere!... Esiste l’acqua per le rane, e anche l’aria!”
I piccoli: “Hurrah! Hurrah! Hurrah!”.
“Esistono gli insetti dell’aria per le rane, e anche i frutti caduti a terra!”
All’improvviso un enorme serpente si avventò su un piccolo e lo ingoiò.
Le rane: “Povero piccino…!” “Che spavento…!”
I piccoli alla madre:
“Allora per le rane esistono anche i serpenti?”
La madre ai piccoli:
“Certo! Anche i serpenti sono lì per noi. Se non ci fossero serpenti a mangiare alcuni di noi, ci moltiplicheremmo esageratamente e non vi sarebbe posto per tutti”.
“Questo è sensato….”.

Non vi è un criterio definito di buono e cattivo. Quando qualcosa accade, tutto dipende dal modo in cui lo si considera, dal lato buono o da quello cattivo.

7 ago 2008

INCOMINCIARE A MUOVERSI... IN PRIVATO

Da più parti mi richiedono quali sono i passi fondamentali per aprire uno studio privato!!!
1. Possesso della partita IVA. Parlatene con il vostro commercialista di fiducia, successivamente basta andare all’Ufficio delle Entrate (in base al proprio domicilio fiscale) e compilare il modulo
a. AA9/7 (di colore rosso) se decidete di intraprendere l’attività in forma di ditta individuale;
b. AA7/7 (di colore marrone) se l’attività è in forma societaria.
2. Iscrizione ENPAP è obbligatoria sempre, anche in caso di prestazioni occasionali;
3. Consenso informato.
4. Adempimenti in materia di trattamenti dei dati personali e sensibili
5. Documento programmatico di sicurezza.

ANSIA NORMALE E PATOLOGICA

preistorico2Immaginate i nostri avi preistorici che dovevano andare a caccia. Si inoltravano nelle praterie, ma dovevano stare attenti ai predatori. I loro muscoli si irrigidivano, il fiato si faceva corto, il cuore batteva più forte e le percezioni amplificate…tutto al fine di evitare il pericolo e prepararsi alla fuga. Questa piccola storia ci mostra come l’ansia sia stata utile per l’evoluzione dell’uomo. Anche oggi l’ansia è indice di una particolare attenzione, al fine di evitare la minaccia. L’ansia sana è utile per la vita di tutti i giorni, per evitare le emergenze; essa si attiva ed è proporzionale al pericolo reale. L’angoscia è patologica quando è sproporzionata rispetto allo stimolo reale o percepito, e quando essa si attiva senza un reale pericolo. L’ansia è considerata disfunzionale se non permette una vita serena ed impedisce all’individuo di compiere le normali attività quotidiane…come se i nostri avi fossero scattati e pronti alla fuga di fronte ad un coniglio…con che cosa avrebbe cenato?

5 ago 2008

DR PSYCHO: SINDROME DI ZELIG

dr psycho
Ciao a tutti!!ecco una nuova piccola rubrica in questo psico-blog. Il titolo della rubrica è molto indicativo…ricordate il telefilm Dr House!! In questa area del blog presenterò sindromi psico-biologiche rare.

SINDROME DI ZELIG (o Sindrome da dipendenza ambientale)
Questa particolare Sindrome comporta che l’individuo di fronte a particolari situazioni o oggetti tende ad “inventare” il proprio passato, adeguandolo alle persone e agli oggetti con cui di volta in volta entra in relazione.
L’individuo può, in un contesto medico, credere di essere un illustre medico, creandosi la propria storia e il proprio curriculum vitae. Oppure quando da piccoli si fanno i giochi di ruolo e ci si inventava una nuova realtà e personalità.
Dalle recenti ricerche si è compreso che tale disturbo sia causato da un grave deficit nel funzionamento dei lobi frontali.
Tali aree cerebrali hanno la funzione di essere “freni inibitori” nei confronti dell’attivazione provocata dai “neuroni specchio”. Questi ultimi governano la capacità di provare empatia, ovvero di sintetizzarsi sulle emozioni altrui. Senza i freni dei lobi frontali tale “identificazione”, prende il sopravvento provocando la perdita dell’identità personale e l’acquisizione dell’identità altrui.

A ME LE LE MANI!!

Vi invito a fare un piccolo gioco....
Poggiate una o entrambe le mani vicino lo schermo...
In base ad una recente ricerca pubblicata su Cognition ora riuscirete a ricordare meglio questo post!!!
Uno studio ha dimostrato che tenere le mani vicino ad un testo che si sta leggendo altera il modo in cui il nostro cervello elabora l'informazione, accrescendo la capacità di memorizzazione. Secondo i ricercatori la possibile spiegazione sta nel fatto che il cervello si preparerebbe ad una imminente manipolazione dell'oggetto osservato. Per compiere tale compito il cervello deve approfondire l'analisi al fine di produrre un movimento più accurato. La posizione delle mani faciliterebbe la concentrazione e farebbe distogliere l'attenzione con maggiori difficoltà.

4 ago 2008

RECENSIONE: PENSO BENE, MI SENTO MEGLIO

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Scusate, avete capito che amo questa autrice. Oggi vi presento un altro libro della Strocchi. In esso l’autrice descrive come ri-educarsi a pensare in maniera razionale. Secondo me il motto del libro è: “non sono le situazioni ad essere negative ma cosa noi pensiamo di esse”, nel volume la Dott.ssa descrive quali sono i nostri “errori” di giudizio sulle situazioni e noi stessi che ci portano a star male. Il linguaggio, molto semplice e diretto, aiuta il lettore ad entrare in contatto con le proprie credenze errate e a correggerle; la lista degli errori è molto lunga e vengono esaminati uno alla volta correlandoli di esempi molto chiari e “illuminanti”. E un libro utile anche per il professionista che si trova a spiegare le “idee disfunzionali” ai propri pazienti.
TITOLO: Penso bene, mi sento meglio
AUTORE: Maria Cristina Strocchi
CASA EDITRICE: San Paolo

3 ago 2008

RACCONTI PSICO-ZEN

Dopo che il monaco Damei ebbe raggiunto l’illuminazione, andò a vivere da solo sulle montagne. Un giorno un monaco errante si smarrì e s’imbattè in Damei.
“Da quanto vivi sulle montagne?”
“Ho visto solo le montagne circostanti diventare verdi e gialle, e questo fiume scorrere abbondante”
“Puoi dirmi come uscire da queste montagne?”
“Segui la corrente”
fiume3

Il movimento in origine era facile, ma siamo stati ostacolati da così tante regole e restrizioni mondane che a volte è difficile persino fare un solo passo

2 ago 2008

LA PSICOTERAPIA COGNITIVA

Una ragazza è in fila alla cassa di un supermercato, un ragazzo la osserva insistentemente. La ragazza nel notare l’interesse del ragazzo si rallegra.
Una ragazza è in fila alla cassa di un supermercato, un ragazzo la osserva insistentemente. La ragazza nel notare l’interesse del ragazzo si rattrista.

Due storie identiche ma finali differenti…come mai la prima ragazza si rallegra mentre la seconda no? Il motivo è nei pensieri delle due ragazze, probabilmente la ragazza 1 ha pensato “Mi osserva, gli piaccio, sono bella e piaccio a tutti!”. La ragazza 2 ha invece pensato “Mi osserva, ho qualcosa che non và, non piacerò a nessuno”.
Questi brevissimi e molto semplici esempi spiegano il meccanismo e l’influenza dei nostri pensieri sul nostro stato d’animo e, di conseguenza, sulle azioni.
In base alla teoria cognitiva le nostre emozioni sono conseguenze dei nostri pensieri automatici e delle nostre credenze profonde sul mondo, sugli altri e su noi stessi. Molti pensieri sono irrazionali e falsi e ci causano solo malessere e bassa autostima.
Il percorso psicoterapeutico ad indirizzo cognitivo ha lo scopo di identificare questi pensieri disfunzionali, rintracciarne l'origine, falsificarli e correggerli.

1 ago 2008

EMOZIONE

“Ah…che emozione!” Molto spesso sentiamo questa frase ma, altrettanto frequentemente, le persone non sanno definire che cosa intendono per emozione ed alcuni non sanno neppure definire quale emozione stanno vivendo (questi sono gli alexitimici!!!!non bisogna abbatterli…magari mandateli da noi!).
L’emozione è una reazione affettiva che insorge velocemente e che altrettanto brevemente dura ed è determinata da uno stimolo ambientale o interno.(ovvero vedo per strada una bella ragazza e mi “batte il cuore”, sento il profumo delle lasagne di mamma e mi sento felice…anche se qui, forse è la fame!)
cosa succede dopo?
(Tale vissuto interiore) ha molte conseguenze:
 Fisiologiche (circolatorie, respiratorie, digestive);(batticuore, affanno…ecc)
 Viscerali (possibile perdita del controllo neurovegetativo);(emm…immaginate da soli o volete un disegnino?)
 Espressive (mimica facciale, atteggiamento del corpo);(faccia a “pesce lesso”, paralisi di fronte al principe azzurro!)
 Psicologiche (ridotto controllo di sé).(vi capita mai di dire o fare la cosa sbagliata??? Beh…quella è l’emozione!)
Le persone alexitimiche hanno una vera e propria difficoltà nel descrivere ciò che stanno provando. Tale difficoltà porta, molto spesso, ha far si che il corpo esprima i propri vissuti tramite disturbi psicosomatici. Quante volte abbiamo sentito espressioni tipo: “ho l’acidità per la rabbia”, “ha il fegato grosso per l’invidia”. Le persone alexitimiche sono i classici individui che durante un colloquio psicologico alla domanda cosa stanno provando, rispondono: “Non, so…” oppure “Niente, ….penso”.

30 lug 2008

RACCONTI PSICO-ZEN

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Un monaco era molestato da un enorme ragno ogni volta che cercava di meditare.
Chiese consiglio al suo Maestro:
"Ogni volta che medito mi appare questo grosso ragno e qualsiasi cosa faccia non riesco a liberarmene!"
"La prossima volta che vai a meditare, afferra un pennello e, se questo ragno compare, disegnagli un cerchio proprio sull'addome; allora vedrai di che genere di mostro si tratta!"
"Bene"
Il monaco seguì il consiglio del Maestro, e appena ebbe disegnato il cerchio sull’addome del ragno, questo scomparve, e il monaco potè continuare a meditare in pace.
Quando uscì dalla concentrazione, la prima cosa che vide fu un grande cerchio nero sul proprio ventre.

Tutti sperimentiamo guai e preoccupazioni, ma accade spesso che i peggiori guai provengano da noi stessi!

RECENSIONE: AUTOSTIMA

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Ecco, vista la richiesta di alcuni, vi presento questo libro sull’autostima. L’autrice è una didatta dell’Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva (AIAMC); il libro deriva, in maniera evidente, dalla sua lunga esperienza professionale. Molto pratico, il “manuale” spiega come molto spesso la bassa autostima sia dovuta ad una difficoltà della persona a vedere le proprie caratteristiche positive e i propri pregi. Insegna, tramite esercizi molto semplici, come migliorare la propria autostima ed entrare in rapporto con gli altri in maniera più assertiva. Il libro è un ottimo libro self-help ma anche uno spunto per il terapeuta che si trova a confrontarsi con persone che si sottovalutano. Nel linguaggio appare molto semplice, diretto e alquanto ironico. La Strocchi è stata mia docente presso la Scuola che frequento e vi assicuro che è una docente molto diretta e “passionale”; a mio parere, è riuscita a trasmettere la sua passione per la psicologia e la psicoterapia in questo libro.
TITOLO: Autostima
AUTORE: Maria Cristina Strocchi
CASA EDITRICE: San Paolo

29 lug 2008

RECENSIONE: COME SMETTERE DI FARSI LE SEGHE MENTALI E GODERSI LA VITA

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Carissimi, ho letto il libro in un soffio! Molto interessante e grande maestria dell’autore nel tessere insieme scienza e ironia. Nella prima parte del libro Giacobbe descrive in maniera ironica i processi cognitivi che causano malessere, in particolar modo la formazione dei pensieri ossessivi. Secondo me, è un ottimo libro che introduce alla teoria e alla terapia cognitiva. Nella seconda parte, l’autore descrive il modo per evitare di “farsi le seghe mentali”…la consapevolezza e la meditazione. È importante sottolineare che questa seconda metà delinea in maniera semplice le ultime frontiere delle correnti cognitivo-comportamentali…la mindfulness. Leggetelo e…smetterete di farvi le “seghe mentali”.
TITOLO: Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita
AUTORE: Giulio Cesare Giacobbe
CASA EDITRICE: Ponte delle Grazie

L'Autostima

Sentite questa! Sicuramente sarà capitato anche a voi o ad un vostro amico o una amica:
<Maria: “Ciao!”
Lina: “Come sei elegante oggi! Questo vestito ti sta veramente bene!”
Maria, arrossendo e distogliendo gli occhi: “No, non mi sta bene, questo vestito mi fa i fianchi larghi!”.>>

“Non mi merito un complimento”, “Gli altri hanno sempre ragione”, “ Non sono in grado di fare niente”…e chi più ne ha, più ne metta!

Questi sono alcuni dei pensieri che vagano nella mente di un persona con bassa autostima.
Ma cos’è questa benedetta autostima?
L’autostima è la valutazione e la considerazione che un individuo ha di sé. Da vari studi si è visto che è difficilmente modificabile, senza un vero intervento specialistico.(non parliamo di operazioni chirurgiche plastiche, ovviamente e neppure consigliamo di cambiare gli specchi di casa, di pulirli, magari un po’!)
Molti sono gli elementi che entrano in gioco nella valutazione di sé: l’aspetto fisico, la vita sociale e il piano intellettivo.
Una persona che ha una buona immagine di sé nella maggior parte di questi ambiti avrà una buona autostima generale. quindi dopo aver pulito gli specchi e non essere andati dal chirurgo…si può lavorare un po’ col vostro aspetto interiore!

23 lug 2008

La Psicologia

La Psicologia è lo “studio della Psiche”.
La Psicologia, come scienza naturale, nasce nella seconda metà dell’Ottocento grazie all’opera scientifica di W. Wundt e del suo primo laboratorio scientifico.
La Psicologia scientifica rivolge il suo interesse ai << processi >> dell’uomo, sia consci che inconsci, attraverso i quali un soggetto costruisce le proprie risposte comportamentali.
I “processi” sono indicati anche come “meccanismi della mente” o “funzioni psichiche”, riguardano la memoria, la percezione, l’intelligenza e le esperienze interiori come i sentimenti, le emozioni, le aspettative e i meccanismi inconsci. Tale scienza si occupa dello studio del comportamento considerato normale mentre gli atteggiamenti classificati come anormali vengono studiati dalla Psicopatologia.

Ho deciso di scrivere questo blog in quanto credo che la Psicologia possa essere un argomento di grande interesse e perché ritengo che non debba essere relegata tra gli studiosi.
Molto spesso si pensa ad essa, e di conseguenza agli psicologi, come materia e professionisti che si interessano dei “pazzi”.
La Psicologia è molto di più, oltre a sostenere le persone nelle situazioni di particolare crisi, può aiutare gli individui a migliorare il proprio stile di vita e a creare delle barriere psichiche contro lo stress.
Il nome stesso del blog è stato scelto al fine di indicare un luogo dove le persone interessate possano "sedersi" e discutere (con tecnici e non) di psicologia.