16 ago 2008
DR PSYCHO: SINDROME DEL CLONE (Sindrome di Capgras)
Cosa pensereste se un individuo entra in casa vostra, del tutto simile ad un vostro caro: parla come lui, si comporta come lui e sa tutto di voi ma non percepite in lui nessuna familiarità e affettività nei suoi confronti?Penserete ad un sosia!!
Quanto detto sopra è ciò che accade e vive la persona affetta dalla Sindrome di Capgras. Tale disturbo comporta che il soggetto riconosce le persone che lo circondano ma non riescono ad associare alle persone care i sentimenti che provano. Il cervello per ovviare a questa ambivalenza crea la “credenza” che la persona cara sia in verità un sosia o un clone. Esistono due vie cerebrali principali che aiutano a riconoscere i volti: la via temporo-parietale che sfocia nel lobo frontale e con connessioni con il sistema limbico (“produce” la familiarità) e la via temporale ventrale (accede alle informazioni semantiche). Nel momento che vi sia una lesione nel sistema che “produce la familiarità” il soggetto riconosce l’individuo ma non la connota come familiare e emotivamente rilevante. Per ovviare a questi sentimenti la mente crea la “credenze” del clone.
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1 commento:
Non conoscevo questa sindrome, almeno non con questo nome specifico ma solo il fatto che certe lesioni producono determinati effetti; trovo che la spiegazione della stessa sia molto utile per comprendere certi comportamenti "indecifrabili" di persone che ppotrebbero soffrirne senza che noi lo sappiamo ed un utile strumento integrativo per connettere la conoscenza degli aspetti cognitivi ed emotivi alle loro basi neurobiologiche, campo particolarmente affascinante.
Forse, se fosse possibile, io suggerirei di ampliarne un pochino la descrizione, in modo da farla risaltare di piu', seppure semprecon termini facilmente accessibili, anche se mi rendo conto che potrebbe trattarsi di un mio interesse particolare, non generalizzabile.
L'articolo richiede un'attenta lettura, ma è chiaro e comprensibile, secondo me ed atto appunto, a suscitare ulteriore interesse.
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