6 set 2008

30 ANNI DELLA LEGGE 180

La legge 180/78, conosciuta anche come legge Basaglia, ha sancito la chiusura dei manicomi e ha regolamentato l’istituzione del ricovero coatto in psichiatria. Sicuramente la chiusura dei manicomi è stato un balzo verso una maggiore umanità e rispetto del malato. La legge 180 è figlia di un approccio non psichiatrico alla sofferenza psichica, che considera l’individuo come persona con dei problemi da affrontare. In base a tale approccio gli psicofarmaci non sono per niente utili all’individuo ma servono solo a migliorare le condizioni di vita di chi si occupa dello psichiatrizzato. La diagnosi è solamente un pregiudizio psichiatrico e bisogna sostituire il dialogo ad alcune pratiche coercitve che si scontrano con la volontà del soggetto e sono pseudo-scientifiche.
Ormai sono passati c30 anni dalla promulgazione di questa legge, ma continua a permanere una psichiatria molto farmacologica e poco umana. Le strutture riabilitative, purtroppo, molto spesso non sono altro che il riproporsi in versione minore delle vecchie strutture manicomiali. Sicuramente gli attuali psicofarmaci sono molto più efficaci e con minori effetti collaterali ma molto spesso si assiste alla prescrizione di essi senza un vero e proprio confronto con la sofferenza dell’individuo.
Personalmente, ritengo la persona con difficoltà psichiatriche gravi malati, per tale motivo doppiamente degna di ascolto e assistenza. Non si può negare la malattia mentale riducendola a semplice conflitti che si possono risolvere con il dialogo. Il contatto umano empatico e il sostegno rimangono le migliori cure, ma bisogna rendersi conto che non sono le uniche e le risolutrici.
L’uso adeguato di farmaci in sintonia con un buon percorso psicologico (o riabilitativo) sono le “armi” migliori per affrontare il “mostro” della malattia.
basaglia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sicoramente quanto dici è giusto..ma fino a che punto l'Italia ha fatto progressi?