20 ago 2008

INTERVENTI: DOTT.ssa CAPOZUCCA, Psicologo Dirigente presso il Servizio di Psicologia Clinica-Modulo di Pescara

Giorni addietro sono riuscito ad ottenere un incontro con uno Psicologo Dirigente della ASL di Pescara, del Servizio di Psicologia Clinica. Quest’ultimo si trova presso il Centro di Salute Mentale; salgo al primo piano e trovo le indicazioni del Servizio.
Mi si presenta un lungo corridoio su cui si affacciano le stanze dei professionisti (psicologi, psichiatri e assistenti sociali), l’ambiente appare abbastanza accogliente nonostante tale struttura faccia parte dell’ala vecchia dell’Ospedale di Pescara e quindi presenta i classici “decori” delle corsie nosocomiali. Chiedo all’infermiere dell’Accettazione lo studio della Dott.ssa Capozucca e lui gentilmente mi indica l’ultima porta sulla sinistra. Percorro la corsia e supero un paio di utenti seduti su nuove poltroncine d’attesa che mi scrutano con aria curiosa. Busso e una dottoressa con voce rassicurante mi invita ad entrare ed accomodarmi. La stanza è di medie dimensioni, da un lato un paio di finestre permettono un’ottima illuminazione naturale che favorisce il crescere rigoglioso di alcune piante grasse,un ficus e diverse primule dai colori accesi. Su pareti opposte vi sono delle stampe incorniciate a giorno, uno dei quali è un particolare della Creazione, di Michelangelo. Un armadio con le ante di vetro si intona alla perfezione con la scrivania perfettamente ordinata e pulita. Sembra di non essere più in un ala ospedaliera se non per alcuni interruttori dell’ossigeno “avanzati” che stonano con un ambiente così caldo. La dottoressa ha un fare molto cordiale, si nota subito la mancanza del camice ma a sostituirlo un bel vestitino blu, l’abbondante capigliatura rosso-castano cade sulle spalle.
Gentilissima Dott.ssa, prima di ogni altra cosa vorrei ringraziarla per aver trovato un po’ di tempo per ricevermi e dedicare un po’ di tempo a questa intervista. In un Servizio pubblico siete sempre molto impegnati. Non volendole rubare altro tempo mi piacerebbe cominciare subito chiedendole da quanti anni esercita la professione di psicologa?
Circa 20 anni di effettivo lavoro, oltre a circa 5 anni di tirocinio e volontariato spesi precedentemente.
Quale è stata la sua formazione psicoterapeutica?
Sistemica-relazionale presso la Società Italiana di Medicina Psicosomatica associata alla IV Cattedra della Facoltà di Psichiatria diretta dal Prof. Paolo Pancheri; inoltre ho conseguito titoli di formazione inerenti soprattutto la prevenzione sanitaria nell’ambito dei servizi consultori ali. Infine, negli ultimi anni, per esigenze di servizio, mi sono dovuta dedicare all’approfondimento della Psicologia Giuridica nell’ambito minorile.
Di che cosa si occupa la terapia sistemica-relazionale?
Essa si occupa principalmente di interventi sulle coppie, sulle famiglie e anche sui sistemi allargati. Infatti, richiede la presenza di un co-terapeuta dato che il lavoro clinico contempla tanto l’osservazione che l’attuazione di strategie terapeutiche su 2 o più individui.
Normalmente, viene effettuata attraverso sedute quindicinali e di solito, là dove è possibile, in un ambiente dotato di specchio unidirezionale e videocamera per la registrazione delle sedute.

Come viene interpretato il sintomo alla luce dell’ottica sistemica?
I sintomi vengono interpretati come l’espressione di comportamenti disfunzionali agiti per un verso da colui che viene chiamato “il paziente designato”, che appunto “fa il sintomo” del disagio e del malessere di cui l’intero sistema familiare è connotato e, per l’altro verso come elemento di mantenimento di un equilibrio “omeostatico”, in grado di evitare l’esplosione di ulteriori agiti da parte degli altri membri che condurrebbe alla disintegrazione del sistema stesso. Inoltre, i sintomi esperiti all’interno del nucleo familiare esprimono significati di bisogni diversi a seconda del momento della fase del ciclo vitale attraversato dalla famiglia.
Come interviene la terapia?
La terapia interviene attraverso una serie di prescrizioni e compiti e finalizzati a raggiungere obiettivi di ristrutturazione del sistema, come la ridefinizione dei confini tra un sistema e un sottosistema (livello genitoriale, livello dei figli) e soprattutto lavorando sugli elementi prioritari di cambiamento della comunicazione (livello verbale e non) definendo dei tempi terapeutici precisi e conferendo pertanto a tale indirizzo terapeutico anche aspetti di direttività.

...FINE PRIMA PARTE...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dottore,mi complimento con lei!...Fossero tutti cosi i pub in giro....!!!