4 set 2011

ORDINE NAZIONALE: comunicato stampa


Anche se in ritardo, con molto piacere, vi voglio postare un comunicato stampa da parte dell’Ordine degli Psicologi nazionale.
Il comunicato stampa esplicita la posizione ufficiale dell’Ordine sul tema dell’omosessualità e delle “terapie riparative”. Le credenze omofobiche che spesso sono causa di aggressioni e discriminazione, si riscontrano anche in ambito scientifico e clinico. Nonostante siano passati più di 30 anni da quando l’Associazione Americana di Psichiatria alcuni autori hanno continuano a perseverare l’idea dell’omosessualità come patologia e condizione da correggere. Purtroppo, queste correnti, nate in America, sono approdate in Italia e qui hanno trovato diversi proseliti che sostengono di riuscire a “guarire” dall’omosessualità le persone che lo desiderano.
Nel comunicato stampa del 19 Luglio 2011 l’Ordine ribadisce e chiarisce in maniera inequivocabile la propria posizione rispetto all’omosessualità e alle terapie “riparative”.
Per correttezza vi riporto il testo del comunicato stampa…


Il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, dott. Giuseppe Luigi Palma, in occasione delle accese discussioni sulla iniziativa legislativa contro l’omofobia ribadisce la sensibilità della categoria professionale al tema e la chiarezza della posizione con la quale si è da sempre espresso sulle criticità connesse.
Nel rapporto tra omosessualità e psicologia il Presidente ribadisce che l’omosessualità non è una malattia da curare, né un orientamento sessuale da modificare: affermare il contrario è una informazione scientificamente priva di fondamento e foriera di un pericoloso sostegno al pregiudizio sociale.
L’omosessualità non è una malattia ma, citando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una “variante naturale del comportamento umano”; è peraltro ampiamente dimostrato che i tentativi di “conversione” dell’omosessualità in eterosessualità non solo falliscono, ma anche segnano, e spesso gravemente, le condizioni psichiche di chi vi si sottopone.
Perché “curare” ciò che non è malato? Su questi punti, il consenso della comunità scientifica italiana e internazionale è assoluto.
Lo psicologo non deroga mai ai principi del Codice Deontologico, nessuna ragione né di natura culturale né di natura religiosa, di classe o economica può spingere uno psicologo a comportamenti o ad interventi professionali non conformi a tali principi. E’ evidente quindi che lo psicologo non può prestarsi ad alcuna “terapia riparativa” dell’orientamento sessuale di una persona, quanto piuttosto lavorare insieme al proprio cliente per superare eventuali disagi connessi al proprio orientamento sessuale.

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