29 ott 2012

CONGRESSO AIAMC 2012


Carissimi,
dal 25 al 28 ottobre scorso si è tenuto il XVI Congresso dell’AIAMC (Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e terapia comportamentale e cognitiva).
Il titolo del Congresso era "Benessere e consapevolezza in psicoterapia" e ha avuto come scopo quello di confrontarsi sulle ultime tecniche psicoterapeutiche in ambito cognitivo-comportamentale. Molti simposi sono stati dedicati alla mindfulness e alle sue applicazioni in ambito clinico e psicopatologico. Tra le terapie mindfulness-based discusse nel congresso alcuni simposi sono stati dedicati all'ACT (Acceptance and Commintment Therapy).
Il 25 ci sono stati dei workshop precongressuali ai quali non ho partecipato.
Il Congresso è stato molto interessante e, essendo nazionale, ha visto la partecipazione di terapeuti provenienti da tutta Italia. È stato stimolante comprendere il punto di vista di terapeuti provenienti da altre regioni e con un altro modo di lavorare. Molti simposi hanno riportato all'attenzione ricerche compiute su alcune applicazioni della TCC. Nonostante sicuramente fossero interessanti, devo ammettere che, se in un Simposio, 4 relatori su 4 descrivono una loro ricerca la situazione si fa pesante.
Nella prima mattinata vi sono state delle letture magistrali tenute da alcuni terapeuti di fama internazionale (Baer, Ball, Arntz). I loro interventi sono stati moto interessanti e sicuramente mi hanno dato dei suggerimenti da poter applicare nella prassi clinica.
Infatti, ho notato che pochi relatori hanno dato un contributo spendibile nella pratica….sicuramente le ricerche sono molto importanti e ci aiutano a comprendere il funzionamento delle tecniche e della loro applicabilità…ma è anche importante confrontarsi sulla clinica in senso stretto.
Durante il Congresso ho notato come sia diverso l’atteggiamento dei relatori italiani rispetto a quelli stranieri. Ho osservato che i relatori stranieri erano molto più disposti a mettersi in discussione, posti di fronte a domande “banali” o particolari (in un intervento un partecipante ha fatto una domanda su aspetto economico) non si sono tirati indietro ma hanno risposto con la serenità di chi è sicuro del proprio sapere e desidera condividerlo con altri anche a costo di essere messi in discussione. Alcuni relatori italiani posti di fronte a domande simili si sono subito trincerati dietro un atteggiamento di superiorità. Non capisco il perché? Se l’incontro tra professionisti dovrebbe essere un momento di crescita reciproco, perché bloccare la comunicazione?
I relatori stranieri avevano anche una maggiore schiettezza intellettuale spiegando i propri limiti e i limiti delle proprie tecniche.

Molti simposi erano interessanti, ma quello che mi ha quasi colto di sorpresa è stato quello su “Psicoterapia tra scienza e creatività”. Durante il simposio oltre ad alcune riflessioni sull'aspetto scientifico della psicoterapia si è discusso su come esprimere la propria creatività all'interno di un percorso strutturato come quello cognitivo-comportamentale. Il dibattito ha coinvolto anche alcuni uditori che come me vogliono migliorare la loro pratica clinica.

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